Volendo tornare (non essendo andato da nessuna parte)
Nonostante la terribile pandemia, ci ritroviamo in una sorta di campagna elettorale permanente che noi, cittadini sofferenti, sopportiamo per le strade e i viali delle nostre città, tutte infestate da manifesti con fotografie ritoccate di politici che chiedono il voto e centinaia di sondaggi che mai farlo bene; con raduni pieni di promesse che non si avvereranno mai, discorsi eclissati da falsi obiettivi e, infine, con un'insolita proliferazione di dibattiti corsetti alla radio e alla televisione – presumibilmente definitivi e diversi – che, spacciati come spettacoli i media sono inutili. “Non ci sono mai state tante bugie come al giorno d'oggi; né in modo così spudorato, sistematico e costante», scriveva quasi 70 anni fa Alexandre Koyré nella sua riflessione sulla funzione politica della menzogna moderna; la sua attualità fa paura.
I leader dovrebbero scusarsi con noi e riconoscere che gran parte del bla bla bla che risuona ogni giorno ha le sue radici in una decisa finalità cosmetica. Uno dei compiti principali che i leader di tutte le classi e condizioni devono assumersi – se vogliono essere credibili e coerenti – è quello di incentrare il discorso politico o commerciale sui fatti; evita il solito dissonanza tra il dire e il fare normalmente installato nelle organizzazioni. Certo, deve anche restringere o eliminare l'aberrante divario tra discorso politico, gestionale, ufficiale o elettorale e pratiche reali, e che l'uomo - che ha il diritto e il dovere di essere responsabile se vuole restare libero - impari ad essere una persona , integrandosi socialmente di pari passo con i leader necessari, perché - come dice Richard Sennett - "una buona organizzazione […] è quello in cui tutti i cittadini si sentono uniti in questo progetto comune”. In questa nuova era, il rispetto perduto, gli esseri umani si devono molto l'un l'altro; così tanti che davvero non sappiamo da dove cominciare. E la stessa cosa succede ai politici, con o senza elezioni in vista: hanno tante proposte da farci e tanti progetti da proporci che, finalmente, saliti al potere, così impegnati a essere se stessi, non possono non lancio o il più perentorio; Noi cittadini ci troviamo poi, quasi sempre, con la certezza di un nuovo inganno.
“Uno dei compiti principali di un leader è evitare la consueta dissonanza tra il dire e il fare”
I media ci portano notizie quotidiane piene di clamorosi scandali che coinvolgono, nella maggior parte dei casi, aziende che pretendevano di essere il paradigma della modernità e del buon lavoro, così come politici corrotti e colletti bianchi. E sebbene la menzogna, l'inganno, la frode e le bugie non siano esclusive di questo tempo e non siano in alcun modo l'eredità dei governanti che confondere la responsabilità con l'umiliazionela fine è sempre la stessa: la storia si ripete.
Come abbiamo scritto tante volte, la nuova etica degli affari esige che i fatti non diventino retorica e che il bene comune non diventi ambizioni personali. Questa nuova etica richiede l'esempio costante dei leader, siano essi politici o commerciali: un modello di comportamento personale e professionale che deve essere richiesto a tutti coloro che lavorano in un'azienda o in un'istituzione; ancora di più quando vengono serviti gli interessi pubblici. Essere un riferimento implica essere esemplari, non essere a influenzatore mercenario. L'azienda e i suoi leader, come i leader politici, devono essere i principali protagonisti quando si tratta di sensibilizzare il mondo di oggi e costruire un percorso a doppio senso che ci porti, come i cittadini vi aspirano, verso la progresso comune: ad un modello di sviluppo che ci liberi dalle disuguaglianze e soddisfi i bisogni umani. Molti di noi sono convinti che questa strada – senza scorciatoie e senza precipizi – passi attraverso la responsabilità sociale; cioè attraverso l'impegno: la strategia essenziale per realizzare un mondo diverso, più giusto, migliore.
Dimenticavamo di chiedere: siamo soddisfatti di quello che ci dicono, anche se sappiamo che è una bugia. Secondo Machado, in Spagna non c'è dialogo perché nessuno chiede a meno che non sia per rispondere a se stesso. Vogliamo tutti tornare senza essere stati da nessuna parte. Per questo, appunto, dovremmo imparare il consiglio dello stesso Antonio: “Per dialogare, chiedi prima; quindi ascolta. »