Afghanistan: un ritratto cinematografico della crisi

La notizia non resta in Afghanistan. Mentre si discute sulla proroga degli sgomberi di Kabul e molti governi, compreso quello olandese, vengono criticati per la lentezza degli sgomberi, i talebani hanno già annunciato che dal 1 settembre prenderanno il controllo assoluto dell'aeroporto. Nelle ultime settimane le analisi geopolitiche hanno riacquistato notorietà come l'afghanistan tomba degli imperi in riferimento alla crisi umanitaria che imperversa nel territorio. Ed è che, da Alessandro Magno agli Stati Uniti, passando per l'Impero britannico o l'Unione Sovietica, molte grandi potenze hanno incontrato nel panorama afghano più problemi che strutture per controllare uno spazio così strategico che complicato.

Nel corso della storia più recente, gli eventi del XX e XXI secolo hanno avuto la tendenza a trattare dal cinema. A volte con una sfumatura più politica, altre in modo puramente documentaristico, le produzioni hanno voluto decifrare – o denunciare – ciò che sta accadendo sul nostro pianeta. E l'Afghanistan non potrebbe essere da meno. Dal noto punto di vista americano al suo vicino Iran, o anche dalla Spagna, vi offriamo un elenco di titoli basati sul conflitto afghano.

'Rambo III' (1988)

Forse oggi Rambo III è interpretato più dall'ironia che dall'approccio propagandistico che assunse all'epoca. Esempio di cinema d'azione, la terza parte delle avventure di John Rambo tratta, in epoca reaganiana, della collaborazione del protagonista con i mujaheddin, considerati alleati contro il pericolo sovietico e il cui fondamentalismo religioso è concepito come la guerra santa rispetto. L'argomentazione non va oltre: Il colonnello Truman viene rapito dai russi, Rambo deve salvarlo e viene aiutato da un gruppo di jihadisti.

"La guerra di Charlie Wilson" (2007)

La stessa storia che vive Rambo, ma sviluppata meglio. Diretto da Mike Nichols e sceneggiato da Aaron Sorkin, due noti elettori del Partito Democratico cercano di elevare la figura di Charlie Wilson, un senatore repubblicano dell'era Reagan che alla fine degli anni '70 convinse gli Stati Uniti ad armare i Mujaheddin e altre fazioni opposte al dominio sovietico sull'Afghanistan. Ma, come evidenziato dalla scena finale, a nessuno importava cosa sarebbe successo dopo dell'Unione Sovietica che lascia il territorio.

'Kandahar' (2001)

Premiato dal Festival di Cannes l'anno della prima, il lungometraggio è ambientato nei mesi precedenti l'attacco alle torri gemelle, quando il regime afghano era ancora solo un aneddoto di cronaca per aver distrutto i Buddha. Il regista iraniano Mohsen Makhmalbaf racconta la storia di una giovane giornalista afgana esiliata in Canada dopo la guerra civile talebana del 1996 che decide di tornare a casa per salvare la sorellina, pronto a suicidarsi per non continuare a vivere sotto l'oppressione religiosa.

"Le donne afgane al volante" (2009)

Documentario sulle prime donne afgane in grado di guidare dopo la caduta del regime talebano negli anni 2000. È tornato sulle cronache da quando la sua regista, Sahraa Karimi, è stata i primi artisti a lasciare l'Afghanistan il 13 agosto, chiedere aiuto alla comunità internazionale di fronte all'incombente tempesta umanitaria. Karimi è anche CEO di Afghan Film, l'agenzia cinematografica statale afgana, e uno dei pochi cineasti di fama internazionale.

"Il pane della guerra" (2017)

Questo film d'animazione irlandese, diretto dalla prestigiosa Nora Twomey e candidato all'Oscar nella sua categoria nel 2018, è uno dei più noti quando si tratta di raccontare la storia del regime talebano degli anni '90.Presenta il sistema di ultra- oppressione religiosa dal punto di vista di a ragazza di 11 anni che deve travestirsi da ragazzo per lavorare e aiutare la sua famiglia a mangiare, visto che suo padre è in arresto e sua madre non può uscire perché è una donna.

Oussama (2003)

Il primo film di finzione girato in Afghanistan dopo l'invasione americana. Diretto dall'afghano Siddiq Barmak e vincitore del Golden Globe, racconta la stessa storia di pane di guerra ma, questa volta, basato su un caso reale. Questa con protagonista una ragazza di Kabul, attrice non professionista.

«Zona ostile» (2017)

Piccolo contributo spagnolo, anche se la nostra cinematografia non è molto focalizzata sui film di guerra. Un encomiabile tentativo che risponde maggiormente ad una testimonianza di tutti i Paesi che hanno partecipato alla coalizione internazionale per prendere in mano il Paese e che si chiedono qual è stato il costo umano per per mantenere la pace in un Paese che è ancora una volta lasciato nelle mani degli stessi estremisti che voleva espellere.

'Restrepo' (2010)

Un documentario dove i giornalisti Tim Hetherington e Sebastian Junger convivono da più di un anno con i soldati americani del plotone Restrepo, che prende il nome dal sergente di prima classe Juan Sebastián Restrepo, un colombiano americano nazionalizzato e membro medico del plotone ucciso in azione. Premiato in molti festival, è considerato il film di saggistica che più si è avvicinato all'esperienza dei soldati Occidentali in Afghanistan. Non ci sono idealizzazioni, né epiche né morbose.

"I crimini d'amore di Kabul" (2011)

Un altro documentario, diretto dall'iraniano Tanaz Eshaghian, che è riuscito a seguire tre processi per “delitti morali” nell'Afghanistan post-talebano. Sono tutti casi di giovani donne che rischiano pene detentive o addirittura la morte per motivi come il sesso prematrimoniale o la fuga.

"Le rondini di Kabul" (2019)

Concludiamo con un altro film d'animazione, questo diretto dal francese Zabou Breitman, Eléa Gobbé-Mévellec e tratto da un romanzo dell'algerina Yasmina Khadra. Sempre ambientato nell'Afghanistan del primo colpo di stato talebano nel 1998, racconta la storia di amore impossibile tra due giovani vicini di casa di Kabul e la sua lotta per rimanere in vita e vivere liberamente il suo amore in un ambiente di odio e violenza.

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