Stiamo chiedendo troppa responsabilità individuale? - Etica: Etica
Riciclare. Ridurre i consumi. Elimina la plastica dalla tua vita. Intraprendere. Reinventati. Riqualificarsi per ottenere un lavoro migliore. Tutti questi slogan significano qualcosa per te? Da trent'anni le istituzioni pubbliche e private hanno intrapreso una crociata per plasmare l'individuo sulla base dei bisogni urgenti o costanti della società, dall'ambiente all'istruzione, al lavoro o, in questi anni difficili, alla "responsabilità individuale" di ogni cittadino della pandemia di coronavirus. Se è chiaro che le azioni di ciascuno influenzano l'esito finale (e collettivo) degli eventi, è lecito chiedersi se non ci sia un abuso moralizzante da parte di chi detiene il potere sul mondo 'individuale'. In che misura le nostre decisioni individuali sono decisive per il bene comune?
Partiamo dall'essenziale: la società non esiste. Non esiste perché non ha un'entità propria. Ce l'hai, anche la tazzina in cui bevi il caffè, perché è composta da diverse molecole che pure esistono. Non c'è nulla che, in sé, sia società. Il sociale è dunque collettivo: un insieme determinato da individui che, in questo caso, esistono. Poiché non solo il nostro microcosmo umano, ma l'intero universo, il valore dei nostri atti come individui è trascendentale, sempre entro i nostri limiti circostanziali.
Se chi può imporre misure le fa male, si creerà un contesto sfavorevole alla responsabilità individuale
In altre parole, quando scegliamo di non utilizzare una busta di plastica per trasportare i nostri acquisti quotidiani, contribuiamo a non consumare un materiale che inquina più di altri il nostro pianeta, ma con esso aggiungeremo solo il nostro granello di sabbia al contesto, uno sforzo che di per sé è così piccolo da non avere alcuna dimensione nei suoi effetti sulla riduzione totale dell'inquinamento (almeno, in questo esempio).
C'è un'altra domanda: l'impatto delle nostre azioni dipende non solo dalla natura di ognuno, ma anche dalla sua situazione. Essere un comune cittadino non è la stessa cosa che dirigere una multinazionale. Né vivere in un paese del primo mondo che in un paese più povero. Le circostanze non ci limitano (possiamo fare lo stesso in un contesto o in un altro, poiché l'azione dipende originariamente da noi stessi), ma ci contestualizzano.
Con il difficile scenario della pandemia, si parla più che mai di responsabilità individuale. Se è trascendentale arginare il contagio, è inquadrato anche da due fattori: il grado di riflessione dei cittadini e il contesto fissato dalle autorità. Ovviamente, meno si è consapevoli della realtà con cui si deve convivere, più imprudenza si commette. Ed è anche ovvio che, se chi può imporre misure le prende male, creerà un contesto sfavorevole all'effettività della responsabilità individuale, svalutando così gli effetti delle nostre azioni.
Contro la manipolazione, lo strumento migliore è la riflessione
Poi c'è il valore della congiunzione. Quando la folla si riunisce, nel bene e nel male, per dare il proprio contributo, anche nei contesti circostanziali più attenuanti della scala dei nostri atti individuali, questa molteplicità di sforzi può avere effetti determinanti. Questo è il potere noto alle masse, la speranza degli oppressi e il motore di quasi tutte le rivoluzioni. Tuttavia, il carattere solitamente instabile delle masse è di solito un'arma a doppio taglio: dove la solidarietà prevale in un momento, la barbarie può prevalere in un altro. Basti ricordare gli esempi dei volontari di tutta Europa che hanno marciato verso la Grecia durante la crisi dei profughi siriani nel 2015, come caso di mutuo soccorso, o la corsa all'oro californiana del XIX secolo, come esempio, in questo caso, dell'alienazione collettiva promossa all'avidità
Chi ha più potere è anche più responsabile
A causa di questa tendenza disorganizzata dei gruppi umani, tanto più che sono più eterogenei, la figura del leader (o almeno del potente) è essenziale per promuovere un'azione comune in direzione positiva o negativa. Nel nostro attuale momento storico, questa responsabilità, più che su certe personalità, ricade sulle istituzioni e sui gruppi, e la tentazione di usare questo influsso per dirigere i nostri simili tende quasi sempre a trasformarsi da idea in desiderio. E dal desiderio all'azione. La manipolazione collettiva è uno dei grandi rischi che l'umanità deve affrontare, amplificato con accesso costante ai dati grazie alle nuove tecnologie. Di fronte a questo pericolo, lo strumento migliore e più imbattibile che abbiamo è la riflessione e il pensiero che sono innati in noi.
Chi ha più potere ha anche più responsabilità. Al singolo non si può pretendere un comportamento esemplare, anche se è fondamentale che lo pratichi anche lui, mentre nei settori che più possono fare per l'istruzione, per il clima o per la salute il benessere pubblico, per citarne solo alcuni giorni -fattori quotidiani, o non lo fanno o si limitano ad annaffiare successivi vertici o riunioni mentre il modello di consumo, produzione e convivenza rimane invariato. La prima delle responsabilità individuali è politica. Solo tutti gli agenti sociali insieme potranno risolvere le sfide che affliggono il nostro pianeta, le nostre vite e la nostra civiltà.